Pianto il primo seme del mio giardino digitale

Più li studio e li frequento e più inizio a prendere le distanze dai social. Pur continuando a usarli quotidianamente per lavoro non mi interessa più mettere le mie cose lì. Mi sono chiesta il perché.

Prima di pubblicare sui social, ti sei mai chiesta perché lo stai facendo?

Lasciamo da parte per un attimo le fake news, le opinioni personali spesso poco interessanti, e l’ondata di ego e di odio che rende certi ambienti sociali più pesanti e monotoni (sì Facebook, sto pensando soprattutto a te), quello che mi ha allontanato in realtà è altro. Perché avevo voglia di condividere un contenuto? Perché pensavo di avere qualcosa di importante da dire. Qualcosa che mi ritrovavo tra le mani, che avevo vissuto o scoperto e che credevo valesse la pena condividere con il mondo, o almeno con i miei contatti, con chi avesse avuto voglia di ascoltare e stupirsi.

Le regole del gioco

La cosa che mi faceva rodere di più era vedere questi contenuti sparire nel nulla dopo 24/48 ore. Nessuno cancella niente, semplicemente i contenuti sui social hanno vita breve: dal momento della loro pubblicazione inizia un veloce countdown, scorrono progressivamente in fondo al feed e cadono presto nell’oblio. Sono una persona che dosa moto le parole, anche online. A volte ci mettevo veramente dell’impegno per pensare che forma dare ai miei post e poi puff… spariti dai radar. Tra me e me: rassegnati, sono le regole del gioco.

Un’altra strada

Questo finché non mi sono imbattuta in un vecchio articolo del 2015 di Mike Caulfield, The Garden and the Stream: A Technopastoral grazie all’imbeccata di Mr RIP durante un’intervista che stavo seguendo su WesaChannel. Sono riuscita a fare un passo indietro a guardare le cose da un altro punto di vista.

Vi lascio una breve definizione (tradotta male) di questi due mondi che porta Caulfield, the Garden (il giardino) e the Stream (il fiume, il flusso, la corrente):

Il Giardino è il web come topologia. Il web come spazio. È il web integrativo, iterattivo, il web come disposizione e riorganizzazione delle cose l’una con l’altra. […] Ogni passeggiata nel giardino crea nuovi percorsi, nuovi significati e quando aggiungiamo cose al giardino le aggiungiamo in un modo che consente molte relazioni future e imprevedibili. […] Il Giardino è quello che stavo facendo nella wiki quando ho aggiunto gli articoli sul controllo delle armi, costruendo una rete di informazioni spesso contrastanti in una rete in grado di generare approfondimenti, itegrandoli, permettendo che diventi qualcosa di più grande di un singolo evento, un singola narrazione, o singolo significato.

Il Fiume [The Stream] è una nuova metafora con vecchie radici. Possiamo pensare al “flusso di eventi” della programmazione, il “flusso di vita” proposto dai ricercatori negli anni ’90. Più recentemente, il termine stream è stato applicato alla sfilata infinita di Twitter, avvisi di notizie e feed di Facebook. Nella metafora del flusso, non si sperimenta il fiume camminandoci intorno e guardandolo, o seguendolo fino alla sua fine. Tu salti dentro e lo lasci scorrere oltre. Senti la sua forza colpirti mentre le cose fluttuano. Non è che tu sia passivo nel fiume. Puoi essere attivo. Ma le tue azioni lì dentro – i tuoi post sul blog, @menzioni, commenti sul forum – esistono in un contesto che è ridotto a una semplice sequenza temporale di eventi che insieme formano una narrazione.

In altre parole, il Fiume sostituisce la topologia con la serializzazione. Piuttosto che immaginare un mondo senza tempo di connessione e percorsi multipli, il Fiume ci presenta un unico percorso ordinato nel tempo con la nostra esperienza (e solo la nostra esperienza) al centro.

Cosa farò in questo blog

Interessantissimo, un testo da condividere subito sui social! No? Mi sono fermata un attimo e ci ho pensato.

Ho deciso di farne un articolo, il primo seme che pianto per provare a costruire anch’io il mio giardino digitale.

Non sto di certo dicendo che abbandonerò il fiume, ma vorrei iniziare a praticare anche un modo alternativo di stare su internet: uscire dal flusso, curare le mie piante e magari costruire qualche ponte.

Quello che vorrei portare il questo blog è qualcosa senza data di scadenza, che possa rimanere nel tempo e crescere. Qualcosa per mettere in connessione testi, video, immagini, pensieri, conoscenze sulle tematiche che tratto e che incontro sulla mia strada.

Tra poco è primavera, chissà che qualcosa inizierà a germogliare.

Ciao, sono Giulia racconto le storie dei piccoli e grandi creativi che hanno scelto Bologna. Lo faccio con testi e fotografie, ma anche attraverso il magazine online About Bologna, di cui sono caporedattrice.